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Si sta come a Natale

Ventuno storie di Natale scritte da vibrisselibraie e vibrisselibrai.

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Quella del Racconto di Natale è una tradizione pericolosa. Ci si sono cimentati, e magari divertiti, molti Grandi Scrittori: da Christian Andersen, Charles Dickens e Lev Tolstoj fino a – tanto per stare a casa nostra – Luigi Pirandello, Grazia Deledda, Dino Buzzati, Italo Calvino. Senza contare le Poesie di Natale: ci hanno provato, tanto per dire, Guido Gozzano (la famigerata «Il campanile scocca / lentamente le sei», e le sette, le otto, le nove, eccetera), Salvatore Quasimodo, Giuseppe Ungaretti.
Peraltro, è difficile immunizzarsi dal Natale. Perfino chi cerca di ignorarlo snobisticamente (ad esempio incontrandoti per la strada e dicendoti gaio: «Buon solstizio!») o chi, per le sue ragioni che non discutiamo, arriva addirittura a detestarlo, finisce con il confermarne la centralità nel nostro sistema cronologico, familiare, economico, affettivo, gastronomico, religioso («È la dialettica, baby»). Non sarà un caso se i Pronto Soccorso degli ospedali e i centralini di Telefono Amico sono intasati, il giorno di Natale, dalle richieste di conforto di persone sole e depresse. Perché col Natale bisogna farci i conti: non si può semplicemente decidere di farne a meno.
Non si può semplicemente decidere di fare a meno del Natale: del suo immaginario infantile (pecorelle, stelline, angioletti, puccipucci), della sua mostruosità commerciale (ricordare sempre: il Babbo Natale che tutti conosciamo, quello grasso e rubicondo con braghe e giubba rosse bordate di pelliccia bianca, è un’invenzione della Coca-Cola – e non ha niente più che fare con l’austero – e turco – San Nicola), della sua potenza religiosa (un dio che s’incarna: roba che ai credenti di altre religioni fa semplicemente orrore e schifo).
Ogni anno i giornali calcolano quanto spende ogni famiglia tra Natale e Capodanno: noi, che ci occupiamo di libri, ci limitiamo a ricordare che (tenendo fuori dal conto l’editoria scolastica, che è un’altra cosa) il sistema del libro, in Italia, fa in dicembre da un quarto a un terzo del suo fatturato (vedi). In altre parole: se non ci fosse questa follia del regalo natalizio, e se il libro non fosse per molti versi il regalo ideale, il sistema del libro italiano rischierebbe di non campare.

E quindi: se il Natale è tutto questo, se tra Natale e Libro c’è una relazione così necessaria, potevamo noi vibrisselibraie e vibrisselibrai restare indifferenti?
No, non potevamo. Certo: non ci chiamiamo Pirandello o Buzzati, e tanto meno Andersen o Dickens, ma abbiamo che fare intensivamente con le parole – chi anche per professione, chi solo per diletto – e, soprattutto, crediamo di avere il senso della misura. Il gioco ci piace, il regalare ci piace (non per nulla tutti i nostri libri sono gratuiti), e così un po’ per gioco e un po’ per la voglia di regalare (di regalare ciò che abbiamo di più prezioso: un po’ di noi stessi) ci è venuto in mente di fabbricare questa strenna natalizia: un piccolo libro di Racconti di Natale.
Chi tra noi ha avuto tempo e voglia e modo ha scritto ex novo – altri hanno tirato fuori dal cassetto – un Racconto di Natale. Sono ventuno in tutto, e ve li presentiamo senza particolari pretese. Speriamo di riuscire a interessarvi, a divertirvi, a regalarvi un buon momento.
[Ramona Corrado e Giulio Mozzi]

* * *

Per questo libro, la raccolta dei testi e il primo lavoro di redazione sono stati curati da Ramona Corrado. La revisione del lavoro di redazione è stata curata da Gaja Cenciarelli. L’impaginazione è stata curata da Antonio Brancaccio, Alessandro Simonato, Gaja Cenciarelli, Margherita Trotta. La copertina (un collage di fotoritratti di vibrisselibraie e vibrisselibrai) è stata ideata e prodotta da Alessandro Simonato.

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